Amor contadino, Venezia, Fenzo, 1760

Vignetta Frontespizio
 AMOR CONTADINO
 
 
    Dramma giocoso per musica di Polisseno Fegeio, pastor arcade, da rappresentarsi nel teatro di Sant’Angelo l’autunno dell’anno 1760.
    In Venezia, MDCCLX, appresso Modesto Fenzo, con licenza de’ superiori.
 
 
 PERSONAGGI
 
 ERMINIA cittadina in abito villereccio
 (la signora Giovanna Cesati di Milano)
 CLORIDEO sotto nome di Silvio, in abito di pastore
 (il signor Domenico Pacini di Pistoia)
 LA LENA
 (la signora Teresa Alberis di Vercelli)
                                          sorelle, figliuole di Timone
 LA GHITTA
 (la signora Rosa Dei di Firenze)
 TIMONE vecchio contadino
 (il signor Francesco Bianchi di Milano, virtuoso di camera di sua altezza reale il principe Carlo, duca di Lorena e di Bar, eccetera)
 CIAPPO lavoratore
 (il signor Domenico De Angiolis di Roma)
 FIGNOLO famiglio
 (il signor Giuseppe Mienci)
 
    La musica del signor maestro Giovanni Battista Lampugnani di Milano. La scena si rappresenta in un podere lavorato da Timone ed in luoghi poco distanti. Il vestiario sarà di ricca e vaga invenzione del signor Lazzaro Maffei veneto.
 
 
 BALLERINI
 
    Monsieur Pierre Bernard Michel, virtuoso della signora principessa ereditaria di Modena, il signor Gennaro Magri, la signora Giacomina Bonomi, la signora Angiola Agustinelli, il signor Giuseppe Gioannini Arcolani, la signora Laura Franceschi, il signor Pietro Onorio, la signora Catterina Gattai, il signor Michel Corradini, la signora Marianna Ceriati, il signor Antonio Chiarini, la signora Marianna Ricci. Li balli saranno di direzione e composizione del signor Gennaro Magri di Napoli.
 
 
 MUTAZIONI DI SCENE
 
    Atto primo: vasta campagna arrativa sparsa di vari fasci di grano mietuto, in lontano colline deliziose ingombrate d’alberi e vigneti con caduta d’acque che formano un vago rivo, sopra il quale si vedono degli alberghi villerecci; atrio villereccio che introduce al rustico albergo di Timone; stanza rustica interna dell’albergo di Timone, col focolare e foco acceso, sopra di cui vedesi la caldaia per cuocere i gnocchi, da un lato tavola per la cena con sedie ed altri apprestamenti per la medesima.
    Atto secondo: atrio villereccio che introduce all’albergo rustico di Timone; ruine d’antichi acquedotti; atrio che conduce all’albergo rustico di Timone.
    Atto terzo: atrio che introduce all’albergo di Timone; prato dietro la casa di Timone, circondato d’arberi, con veduta in prospetto di colline, ingombrate d’arberi e di vigneti e capanne, fuochi di letizia che illuminano la scena e la luna risplendente.
    Il scenario tutto nuovo è invenzione del signor Gianfrancesco Costa, architetto e pittore veneto e socio della Reale Accademia Parmense.